FAQ mediche

Ecco un elenco compilato nel corso degli anni con le domande più comuni. L’elenco è stato compilato dai medici DAN e raccoglie consigli specifici, basati su dati di fatto, che i nostri iscritti dovrebbero considerare.

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In seguito ad una recente immersione, tornato in superficie, mi sono accorto che i miei occhi erano iniettati di sangue. Avete mai sentito qualcosa del genere?
Così come per le cavità contenenti aria nei seni paranasali e nelle orecchie, è necessario compensare anche lo spazio d'aria nella maschera al momento della discesa. Se ciò non dovesse riuscire, tramite l’espirazione nasale, si creerebbe una pressione negativa all'interno della maschera che provocherebbe a sua volta un effetto di suzione.

Questa viene chiamata “barotrauma della maschera” e può causare gradi variabili di barotrauma a livello dei tessuti molli del viso e degli occhi.
I tessuti intorno agli occhi si gonfiano (edema periorbitale) diventando rossi o lividi (ecchimosi). Gli occhi stessi possono iniettarsi di sangue. A meno che non ci siano particolari stati di dolore a livello dell'occhio o problemi alla vista, non c'è nessun trattamento specifico per il barotrauma facciale.


Questo tipo di lesione potrebbe impiegare fino a due settimane per la risoluzione: il corpo riassorbirà l'ecchimosi e l'edema. L'aspetto del viso potrebbe peggiorare prima di migliorare.

Sarebbe opportuno consultare un medico o un oculista in caso di dolore agli occhi o problemi alla vista, come visione offuscata o perdita parziale del campo visivo. Questi sintomi sono tuttavia rari nei casi di “barotrauma della maschera”.
La migliore cura è comunque la prevenzione. L'espirazione nasale durante la discesa (come avviene naturalmente, per esempio con la tecnica di Valsalva) ridurrebbe al minimo il rischio di barotrauma facciale.


Un mese fa ho fatto due immersioni. La prima a 27 metri per 20 minuti e la seconda a 11 metri per 35 minuti. Ho seguito le indicazioni del mio computer subacqueo, non ho fatto la sosta di sicurezza e potrei aver effettuato una risalita piuttosto rapidamente. Stavo bene fino a quattro giorni dopo l’immersione quando ho avvertito dei dolori al gomito. Se non muovo il braccio non ho alcun male ma, se ruoto l’avambraccio o piego il gomito, sento un leggero fastidio. C’è qualche probabilità che questo si colleghi alle mie immersioni?
Non avendo avuto alcun sintomo nei quattro giorni successivi alle immersioni, è improbabile che i successivi sintomi abbiano a che fare con la patologia da decompressione (PDD). L’azoto assorbito durante le immersioni segue la fisiologia delle leggi dei gas – non può sostare nei tessuti dell’organismo una volta che la pressione parziale del gas respirato diminuisce allo stesso livello della pressione ambiente.

Sebbene l’azoto lasci il corpo molto più lentamente rispetto alla velocità con cui viene assorbito, deve comunque essere totalmente espulso. A 24 ore dall’immersione, il nostro organismo ritorna in equilibrio con la pressione ambiente dell’azoto.
Se il fastidio compare con il movimento dell’articolazione, si tratta probabilmente di uno strappo o di una lesione muscoloscheletrica.

Il dolore solitamente relativo alla PDD non si collega al movimento ed è piuttosto costante.
Il fatto che si presenti quando muove il gomito potrebbe ad esempio indicare una lesione da overuse (lesione da movimento muscolare ripetitivo).
Se non ha ancora consultato uno specialista le consigliamo di farlo. Una terapia appropriata sarebbe indicata per prevenire lesioni permanenti."


La scorsa settimana stavo nuotando in una vasca d’acqua salata, con un’anemone ed un piccolo pesce scorpione. Ho visto il pesce avvicinarsi all’anemone e, pensando stesse per urtarla, l’ho spinto via. Mi ha punto sulle dita che ora sono gonfie e piene di vesciche. Posso fare qualcosa?
Il pesce scorpione (così come lo scorfano ed il pesce pietra) possiede spine erettili dorsali, anali e pelviche contenenti il veleno che, dalle ghiandole velenifere, si inietta nella ferita provocata dalla puntura. Reazioni comuni sono arrossamento o pallore, gonfiore e comparsa di vesciche (in caso di pesce scorpione). Le lesioni possono essere estremamente dolorose e occasionalmente mortali (in caso di pesce pietra).

Trattamento

Immergere la ferita in acqua calda ma non bollente (dai 43.3° ai 45°C) aiuta a ridurre drasticamente il dolore provocato dalla puntura di un pesce scorpione.
Lo stesso trattamento ha meno effetto su una puntura di scorfano e non ha alcun effetto sul dolore provocato dalla puntura di un pesce pietra ma dovrebbe essere comunque effettuato poiché il calore disattiva alcuni dei componenti pericolosi del veleno.
Se la persona ferita appare avvelenata/intossicata o indebolita, con vomito, fiato corto o priva di sensi, cercare soccorso medico avanzato immediatamente.
La cura per le vesciche è standard. La migliore opzione sarebbe l’applicazione di un antisettico (come la sulfadiazina argentica in pomata o la bacitracina) e il cambio quotidiano della medicazione.
La puntura di uno scorfano richiede settimane o mesi per guarire ed è quindi necessaria l’attenzione di un medico specialista che avrebbe a disposizione un antiveleno per gestire anche le punture di un eventuale pesce pietra.


È sicuro immergersi con un timpano perforato?
Un timpano perforato può avere diverse cause, legate o meno all’attività subacquea. Molte delle perforazioni traumatiche guariscono spontaneamente e, se il suo medico specialista accerta la guarigione e l’assenza di problemi alla tromba di Eustachio, può benissimo tornare ad immergersi.

È comunque importante attendere il tempo giusto dopo la guarigione che di solito è di due mesi.
Se la perforazione non dovesse risanarsi spontaneamente, si dovrà ricorrere alla chirurgia e dopo il periodo adeguato di convalescenza sarà possibile immergersi di nuovo.
In caso di mancata guarigione, è bene controllare che non ci siano problemi cronici al naso e ai seni paranasali.
Perforazioni croniche costituiscono una controindicazione all’attività subacquea.

Alcuni suggeriscono l’uso di tappi per le orecchie per queste persone ma in caso di infiltrazione d’acqua, si rischierebbe una grave infezione."


Questa NON è un’emergenza ma ho una domanda. Sono un musicista di strumenti a fiato (sassofono, flauto e clarinetto) e vorrei sapere quanto tempo dovrei aspettare, dopo un’immersione, prima di poter suonare senza aumentare il rischio di incidente decompressivo. Dopo un’immersione non è consigliabile fare particolari sforzi fisici. Io attendo sempre il tempo di totale desaturazione indicato dal mio computer subacqueo Galileo Sol. Ci sono delle linee guida in merito?
Trattandosi di strumenti a fiato, il rischio riguarda il possibile aumento della pressione intra toracica che, in presenza di bolle venose circolanti, può facilitare l'arterializzazione delle stesse, sia in presenza di uno shunt dx-sin, cardiaco o polmonare, che anche in condizioni anatomiche normali, per aumento della pressione ventricolare dx e forzatura del filtro polmonare, in caso di quantità rilevanti di VGE.

Attendere il tempo di totale desaturazione indicato dal Galileo non è sbagliato, ma molto cautelativo.
Il problema è determinato dalla presenza di VGE e queste, in caso di immersioni ricreative, non sono normalmente più rilevabili dopo 3 ore dall'emersione.
Il tempo può essere lievemente maggiore dopo immersioni avanzate / tecniche, ma anche in questo caso è raro rilevare VGE dopo 4-6 ore.


Le persone con impianto cocleare possono immergersi?
La subacquea è uno sport con potenziali rischi. Persone con problemi di sordità o con precedenti interventi chirurgici alle orecchie potrebbero incorrere in un rischio maggiore immergendosi.

Riguardo al ritorno in acqua, sarebbe opportuno che la persona in questione aspettasse almeno 3 mesi dopo l’impianto, che l’orecchio operato sia in grado di compensare, che sia in buona salute e libero da qualsiasi sintomo, incluse vertigini, perdita di equilibrio e dolore, e che ci sia la completa risoluzione dell’emotimpano post operatorio (sangue dietro il timpano).
All’esame microscopico, il test della fistola deve risultare negativo e la membrana timpanica non deve entrare in contatto con l’elettrodo, al momento della retrazione mandibolare.
(Il medico soffierà aria nel canale uditivo per constatare che non si avvertano vertigini e che il timpano non tocchi l’elettrodo dell’impianto).

L’esame neurologico deve essere normale. È importante discutere queste raccomandazioni con l’otorino curante e seguire scrupolosamente le sue linee guida.


Ho una domanda relativa alla desaturazione. Sono un subacqueo tecnico e, dopo immersioni profonde, sono sempre piuttosto stanco. Ho giocato con i miei gradient factor ma il problema persiste. Ho tutto il corpo ricoperto di tatuaggi, fatta eccezione per la testa e i piedi. La mia domanda è la seguente: è possibile che la desaturazione sia più lenta per via dei miei tatuaggi? O si tratta semplicemente di un mito?
I tatuaggi non hanno nessun effetto sulla velocità di desaturazione. Questa differisce da persona a persona, anche da giorno a giorno.

Di conseguenza, l’unico approccio logico è quello di ridurre la saturazione che può essere calcolata usando la profondità, la durata dell’immersione e la concentrazione di azoto (gas inerte) nella miscela respirabile.


In mancanza di una camera iperbarica, il DAN consiglia la ricompressione in acqua per un subacqueo con sintomi da malattia da decompressione?
DAN non raccomanda ai subacquei sintomatici la ricompressione in acqua mentre sta respirando aria standard. In diverse aree del mondo, i subacquei sono trattati con ricompressione in acqua in seguito alla mancanza di camere iperbariche.

Molto tempo fa, i subacquei venivano trattati all’interno di camere ricompressive utilizzando le tabelle della Marina Militare Americana, respirando aria invece che ossigeno.
Il tasso di fallimento è stato elevato. È improbabile che la ricompressione in acqua utilizzando aria sia più efficace di quei vecchi metodi descritti nelle tabelle. In altre aree, invece, l’utilizzo di ossigeno durante una ricompressione in acqua ha avuto più successo.
Tuttavia, la ricompressione in acqua ha i suoi rischi e non dovrebbe essere eseguita senza la giusta formazione, l’attrezzatura corretta o l’assenza di un medico competente. Le risorse necessarie per una ricompressione in acqua di solito vanno oltre le capacità di coloro che potrebbero assistere il subacqueo sintomatico.

La ricompressione in acqua di qualsiasi tipo non è assolutamente raccomandata dal DAN."


Mi sono immerso durante il weekend. Ho fatto tre immersioni al giorno e ho finito domenica intorno a mezzogiorno. Ho avuto qualche problema di compensazione in entrambe le giornate e, durante l’ultima immersione, ho avuto un blocco inverso. Ora non ho problemi all’udito e nemmeno fastidio ma sul lato del collo si sono formate tante piccole bolle che però non mi provocano dolore. Avete mai sentito parlare di una cosa del genere?
Riscontrare bolle d’aria sotto cute non è un fenomeno fisiologico. Nonostante dalla descrizione di questo caso potrebbe sembrare che l’aria derivi dall’orecchio medio, questo risultebbe piuttosto insolito poiché lei a livello dell’orecchio non avverte né il dolore né altri sintomi, come il tinnito o la diminuzione/perdita d’udito.

Il barotrauma dell’orecchio medio può facilmente danneggiare la membrana timpanica o una delle membrane associate alla trasmissione del suono all’interno dell’orecchio.
Sebbene non si possa affermare con certezza, nel suo caso sembra che l’aria intrappolata – o enfisema sottocutaneo – abbia avuto origine da un barotrauma polmonare.

A volte, infatti, i polmoni sono sottoposti ad un incremento pressorio maggiore del solito, ad esempio quando facciamo difficoltà a compensare. Questo può succedere infatti quando, durante tentativi di compensazione, immettiamo aria all’interno dei seni paranasali e dell’orecchio medio con più forza del necessario.
Questo di conseguenza può aumentare la pressione a livello degli spazi aerei polmonari e l’aria, fuoriuscendo dal tessuto polmonare, può giungere sino alle spalle, al collo e/o anche al viso.

Gli enfisemi sottocutanei non richiedono il trattamento ricompressivo. È bene però che lei venga valutato dal suo medico di fiducia per determinare la causa alla base di queste bolle d’aria.


Alcuni turisti impiegano 24 ore per raggiungere il nostro resort qui in Tailandia. Ho notato che molti di loro si immergono subito dopo essere arrivati e che molto spesso assumono anche dell’alcol. Non sono soggetti ad un maggiore rischio di patologia da decompressione (PDD) se dopo il lungo volo s’immergono appena arrivati? Non dovrebbero aspettare un giorno?
Sulle lunghe tratte aeree il corpo si disidrata, soprattutto se si attraversano diversi fusi orari, e l’assunzione di alcol contribuisce a questo processo. In generale, la disidratazione predispone un subacqueo alla PDD perché, in questo caso, l’eliminazione di gas inerte (azoto, in immersione) è meno efficace in un individuo disidratato.

L'evidenza di una maggiore incidenza di PDD nel primo giorno d’immersione dopo un viaggio aereo non è sufficiente per raccomandare un periodo di attesa di 24 ore prima di immergersi.

Si raccomanda comunque di iniziare in modo graduale, con poche immersioni, poco profonde e più conservative, specialmente se dopo un lungo viaggio e con potenziale disidratazione, se si usano attrezzature diverse dalle proprie, se c’è poca familiarità con il sito d’immersione etc.

Iniziare con i tempi giusti permette al subacqueo di riposare e di reidratarsi, di acclimatarsi al nuovo ambiente e al nuovo fuso orario e di prendere confidenza con la nuova attrezzatura subacquea se affittata.


Il prossimo mese ho in programma di scalare il monte Rinjani, in un’isola vicino a Bali, e di fare, prima, anche qualche immersione. Dopo aver prenotato mi sono accorto che l’altitudine da raggiungere era più elevata di quello che immaginavo, volevo quindi avere tutte le informazioni relative alla sicurezza post immersione. Il programma è quello di fare due immersioni mattutine (con bombole) ad una profondità massima di 18m e di riposare per il resto della giornata. Il giorno successivo mi dedicherò alla scalata, per raggiungere un’altitudine massima di 2700m, e resterò a più di 2500m per i 3 giorni successivi. Vorrei suggerimenti a riguardo poiché sono piuttosto confuso, sapendo che i voli in aereo prevedono altitudini maggiori ma con tempi più brevi. Potreste per favore consigliarmi le giuste pratiche di sicurezza in base a questo programma?
Quando si programmano ascese superiori ai 700 metri circa si applicano le regole del volare dopo l’immersione.

Quindi, nel suo caso, le raccomandazioni del DAN sono di rispettare un intervallo di superficie di almeno 18 ore e, se sono inclusi stop di decompressione, sarebbe opportuno estendere l’intervallo di qualche ora.


Per quanto tempo devo astenermi dall’immersione dopo una perforazione timpanica seguita da un’infezione all’orecchio? Mi è successo 3 settimane fa e mi chiedevo se fosse una questione di settimane o mesi prima di poter tornare a tuffarmi di nuovo.
È difficile determinare quanto tempo debba restare fuori dall’acqua dopo una perforazione timpanica poiché dipende molto dal danno causato dall’infezione e dalla velocità di guarigione. Non c’è dubbio che servano diverse settimane prima che il timpano guarisca completamente e sia in grado di sostenere la differenza di pressione inevitabile in immersione.

Dovrà consultarsi con il suo otorino e, quando verrà constatata la completa cicatrizzazione del timpano, potrà chiedergli quanto tempo sarà ancora necessario per raggiungere il totale recupero funzionale dell’orecchio basato su appositi esami.
In alcuni casi, dopo severe lesioni causate da infezioni, il timpano potrebbe non cicatrizzarsi spontaneamente entro le 6 settimane previste e risulterebbe necessario un intervento chirurgico per richiuderlo.
Dopo l’intervento, bisognerà considerare i tempi di guarigione fino a che il timpano non riesca a sostenere nuovamente le variazioni pressorie.


Ho letto su internet che il corallo può continuare a crescere anche sotto pelle. E’ vero?
No. Il corallo non può vivere nel corpo umano. I coralli sono animali marini e non sono in grado di crescere al di fuori del loro ambiente. Alcuni batteri, parassiti e altri organismi esterni possono vivere e moltiplicarsi all’interno dei tessuti umani ma il corallo no.

Sebbene l’uomo e il corallo appartengano entrambi al regno animale, i loro tessuti sono incompatibili.

Quando sei ferito, il corpo attiva ed aumenta la produzione di leucociti (globuli bianchi).
Questa produzione contribuisce alla formazione di pus che si accumula ai bordi della ferita e favorisce l’eliminazione dei corpi estranei (come il corallo).

Se il corpo umano non è in grado di compiere questa operazione, allora cellule del sistema immunitario delimiteranno il corpo estraneo, formando un granuloma.

Se questo accade, potresti accorgerti di una protuberanza sottocute dove si è formato il granuloma. Fai attenzione alle infezioni che potrebbero insorgere (manifestandosi con rossore, gonfiore, calore e dolore) ma di certo il corallo non sta crescendo sotto la pelle.


Perché la sintomatologia relativa alla malattia da decompressione (MDD) dura più delle 12-18 ore necessarie al processo di desaturazione? Le bolle che causano la MDD possono causare altri problemi nel corpo che durano di più? Se così fosse, perché le immersioni in camera iperbarica risultano efficaci nell’alleviare i sintomi di MDD anche dopo uno o più giorni e quando il livello di gas inerte nel corpo non è più elevato?
La MDD può manifestarsi in molti modi e i segni e i sintomi dipendono dall’organismo o dai sistemi affetti. La MDD solitamente si manifesta con un numero elevato di piccole bolle che provocano il danneggiamento meccanico dei tessuti e l’interruzione del flusso sanguigno in alcune parti del corpo.

L’irritazione può avvenire a livello endoteliale (le cellule che rivestono i vasi sanguigni) causando un’infiammazione che potrebbe portare al coagulo delle piastrine e all’accumulo di globuli bianchi. L’infiammazione e il danneggiamento tissutale impiegano molto a guarire, per questo la MDD dura più del tempo necessario al processo di desaturazione.

L’ossigenoterapia iperbarica (HBOT) ha delle proprietà anti-infiammatorie rilevanti ed aiuta ad ossigenare i tessuti lesi, favorendo quindi la guarigione. La HBOT viene amministrata dopo un danneggiamento dei tessuti, un’infiammazione o con il verificarsi di altre lesioni, ma con totale assenza di gas inerte in circolazione.

In questi casi, lo scopo dell’ossigenoterapia è quello di guarire. Tuttavia, la HBOT amministrata quasi subito aiuta l’eliminazione di gas inerte.


Ho di recente subito una stapedectomia. Posso immergermi? E quali sono i rischi?
I chirurghi otorinolaringoiatri (ORL), formati in medicina iperbarica, hanno opinioni divergenti riguardo la ripresa delle immersioni dopo una stapedectomia, l’operazione chirurgica per trattare la perdita d’udito, che consiste nel sostituire l’ossicino della staffa, nell’orecchio medio, con una protesi.

Questa controversia si estende all’immersione con qualsiasi condizione dell’orecchio che possa aumentare il rischio di una lesione permanente. Ciascun subacqueo pone l’udito a rischio, esposto a barotrauma (lesione a causa di una mancata compensazione nell’ambito di una variazione pressoria) dell’orecchio medio e/o interno, aumentando il rischio di perdita dell’udito.

Mentre alcuni specialisti ORL sconsigliano l’immersione in modo assoluto ai pazienti con problemi uditivi, altri sono dell’opinione che se il paziente è consapevole della lesione e dei potenziali rischi, può immergersi. Esistono degli studi che descrivono un numero limitato di persone che si immergono dopo una stapedectomia. I risultati dimostrano che i suddetti subacquei non corrono un rischio maggiore di lesione se messi a confronto con i gruppi di controllo dei subacquei sani, sempre che riescano a compensare in tutta sicurezza. Se però ciò non dovesse accadere, le conseguenze di una mancata compensazione possono essere più gravi per coloro che hanno subito una stapedectomia.

L’incapacità a compensare l’orecchio medio in modo efficace, o un tentativo troppo vigoroso nel farlo, potrebbe dislocare la protesi. Questa dislocazione, sanabile solo chirurgicamente, potrebbe sfociare nella perdita permanente dell’udito.

Immergersi dopo una stapedectomia può far sì che la dislocazione della protesi danneggi la finestra rotonda o ovale della coclea. Una lesione di questo genere può avere effetti permanenti sia sull’udito che sull’equilibrio. Di nuovo, il rischio di lesione non è necessariamente maggiore rispetto agli altri subacquei ma piuttosto le conseguenze successive.

Prima di decidere di tornare ad immergersi, sarebbe opportuno sottoporsi di nuovo ad un controllo specialistico e fare un’analisi onesta dei pro e contro in base alle informazioni disponibili.


Quando non indosso il cappuccio, non riscontro alcun problema di compensazione, quando lo metto, invece, ho sempre grande difficoltà. Perché c’è differenza?
Quando compensiamo l’orecchio medio con la manovra di Valsalva, o con qualsiasi altra tecnica di compensazione, la membrana del timpano sporge leggermente verso l’esterno.

Se il canale uditivo non è coperto e può quindi trasmettere la suddetta pressione, l’acqua all’interno si muove facilmente di conseguenza.

Un cappuccio molto stretto sull’orecchio esterno può ridurre significativamente il movimento dell’acqua, ostacolando la capacità di compensazione del subacqueo.

Una semplice soluzione al problema sarebbe quella di inserire un dito sotto il cappuccio, vicino all’orecchio, permettendo così all’acqua di muoversi più facilmente.

Alcuni subacquei adottano un altro metodo che consiste nel praticare un foro dall’interno del cappuccio, sempre vicino al condotto uditivo, che attraversa il rivestimento interno e il neoprene ma lascia la parte più esterna del tessuto intatta.
Questo foro favorisce il movimento dell’acqua con una leggera restrizione.


Ciao DAN, soffro di ipertensione, posso immergermi?
Un aumento della pressione sanguigna, o ipertensione, non costituisce una controindicazione alla subacquea ricreativa. E’ comunque importante quantificare la gravità dell’aumento pressorio, così come valutare i possibili danni ad esso associati, in caso di ipertensione arteriosa cronica.

Poiché, in molti casi, l’aumento della pressione sanguigna richiede trattamenti con medicinali che potrebbero avere effetti collaterali indesiderati, è necessario valutarne la compatibilità con la subacquea ricreativa.


Mi è stato diagnostico un forame ovale pervio di secondo grado. So che c'è la possibilità di operarmi, chiudendo il forame con un ombrellino. Volevo sapere se l'intervento potrebbe essere risolutivo e se dopo questo mi sarà possibile riprendere le immersioni regolarmente.
Secondo le linee guida della Società Svizzera di Medicina Subacquea ed Iperbarica (SUHMS), un subacqueo con PFO di secondo e terzo grado può immergersi seguendo dei profili a bassa produzione di bolle e cioè:
  1. seguire per prima la fase più profonda dell’immersione ed evitare immersioni con profili yo-yo (non effettuare entrate ripetitive nella zona 0-10 metri)
     
  2. Ridurre la velocità di risalita a 5 metri al minuto negli ultimi 10 metri
     
  3. Eseguire un safety stop a 3-5 metri di profondità per almeno 5-10 minuti
     
  4. Eseguire un profilo d' immersione senza stop decompressivi
     
  5. Fare un intervallo di superficie di almeno 4 ore fra un’immersione e la successiva
     
  6. Eseguire un massimo di 2 immersioni al giorno
     
  7. Evitare il surriscaldamento della pelle dopo l’immersione (es. prendere il sole, fare una doccia calda, una sauna)
     
  8. Immergersi utilizzando Nitrox calcolando i tempi di immersione come se si utilizzasse una miscela di aria. Chiaramente fare attenzione alla tossicità da ossigeno
     
  9. Computer subacquei o software speciali potrebbero ridurre il rischio

 

Inoltre, per ridurre il rischio di passaggio di bolle all’interno del circolo ematico:

  • Evitare sforzi fisici intensi negli ultimi dieci metri di ascesa (pinneggiare o nuotare controcorrente al termine di un’immersione)
     
  • AEvitare attività fisica energica nelle due ore appena successive l’immersione
     
  • È assolutamente proibito immergersi con un'infezione alle vie respiratorie in corso. Tosse e manovra di Valsalva forzata facilitano il passaggio di bolle nel torrente sanguigno.

 

Ad ogni modo, l’intervento è risolutivo e al seguito dello stesso potrà proseguire l’attività d’immersione.


Sono un subacqueo di 76 anni. Mentre eseguivo l’esame ‘ECG sotto sforzo’, i medici hanno riscontrato una fibrillazione atriale. Successivamente ad esami del sangue e delle urine, l’ematologa mi ha prescritto XARELTO (Rivaroxaban). Posso ancora immergermi?
La fibrillazione atriale, non precedentemente manifesta, è stata riscontrata per la prima volta attraverso l’ECG stress test e per questo lei è ora in terapia con lo Xarelto.

Questa condizione, benché cronica, se caratterizzata da una frequenza cardiaca nella norma come nel suo caso, laddove non comporti sintomi durante l’esecuzione di esercizio fisico è ancora una situazione clinicamente compatibile con immersioni sicure.


Soffro di pressione bassa. Posso intraprendere l’attività subacquea?
In generale, sì. Se l’ipotensione non compromette lo svolgimento delle normali attività quotidiane, non alterando le funzioni fisiologiche fuori dall'acqua, non dovrebbero verificarsi problemi nel corso dell'immersione.

In ogni caso consigliamo di consultare un medico prima di iniziare ad immergersi e di sottoporsi ad un controllo clinico, specie in presenza di ipotensione sintomatica.